Vogliamo aggiungere altro? Le collaborazioni con il Servizio Pubblicità Agfa, la Fondazione 3M, l’Archivio del Touring Club Italiano, gli Archivi Alinari, l’attività del suo studio di via Vigevano nel campo della fotografia pubblicitaria e industriale, la realizzazione di un gran numero di volumi fotografici. Cesare Colombo era un bravo fotografo guidato da un forte senso civile come dimostrano mostre come “Il nuovo impegno” esposto alla galleria il Diaframma nel 1968 e i tanti servizi realizzati nella sua Milano. Una cosa, tuttavia, colpisce: l’aver messo in secondo piano la sua attività espositiva per dedicarsi con rigore e generosità a quella altrui. Questa è forse la sua vera eredità perché quelle mostre e quei volumi che le accompagnavano – due soli fra i tanti esempi “Italia. Cento anni di fotografia”, “Un Paese unico. Italia fotografie 1900-2000” – hanno contribuito alla conoscenza storica e critica della fotografia italiana nel mondo. Cesare non andava per esclusioni: amico di grandi autori da Toni Nicolini, con cui aveva diviso lo studio per tanti anni, a Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Pietro Donzelli, Romeo Martinez, sapeva rapportarsi con identica attenzione con il mondo non professionale del Circolo Fotografico Milanese. “Per la generosità con cui si e rapportato con la stessa attenzione con il mondo professionale e con quello foto amatoriale” c’era infatti scritto nella motivazione del Premio AFIP alla carriera che gli avevamo consegnato nel 2014. Chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo troverà tracce vive del suo spirito in un libro dal titolo bellissimo “La camera del tempo” (Contrasto) dove si ritrova il senso profondo che lo ha guidato nella vita.